domenica 14 novembre 2010

Sardinia Surf Trip, Chia.


Foto e testo di Francesco Salvadori.


“Allora abbiamo cambiato meta, a Hossegor è troppo grosso, si va in Sardegna, conosco dei posti e hanno dato belle onde”.

Con questa chiamata vengo informato del cambio destinazione per il breve surf trip che avevamo programmato da tempo.

Ed eccoci venerdi sera tutti a casa del Canna a mangiare una pizza e caricare la macchina per la partenza. “Dream Team” composto da Giacomo Vannucci, Andrea Puccioni, Emanuele Bianchi, il sottoscritto e naturalmente Andrea Cannavò.

“Ma ci staremo in 5 in una fiesta?” chiede qualcuno. Non lo sappiamo, ma a noi piace l’avventura e così, tavole legate sopra e bagagliaio stracolmo, partiamo alla volta del porto di Livorno, dove una grande nave Moby ci attendeva in vista della traversata verso l’isola dei 4 mori.


Sacco a pelo per tutti tranne che per Puccioni, che si arrangia per la notte con lenzuoli trovati qua e là, ed un asciugamano del Canna. La notte passa bene e di buon’ora ci svegliamo tutti, colazione e subito in garage per uscire dal traghetto.

Ed eccoci in terra sarda. E si vede.

Dopo i primi chilometri di strada un paesaggio magnifico è sempre a portata dei nostri occhi, abituati forse troppo al piccolo paesino livornese o ai colli del pisano. Ciò che la Sardegna offre ha bisogno di poche parole per descriverlo: monti scoscesi a picco sulla strada (e sul mare) coperti ora di verde, ora completamente aridi, vegetazione fitta in un punto e subito pianura estesa per chilometri. E poi mucche, pecore, uccelli di ogni genere, ci accompagnano nella nostra traversata alla volta di Chia, la nostra meta.

Chia è una località marina nel sud della Sardegna e per raggiungerla occorrono da Olbia quasi quattro ore di macchina. Con “Flying Canna” però tutto è possibile e i chilometri vengono macinati di buon passo, pur avendo rischiato un paio di volte la pelle, per (detto in parole povere) negligenza di qualche camionista sardo. A noi niente ci stupisce.

Così arriviamo a Chia, entusiasti di vedere i posti e di trovare una sistemazione per i quattro giorni. Troviamo subito un appartamento carino a 2 minuti da una spiaggetta e ci sistemiamo lì, pagando tutto in anticipo naturalmente, e nemmeno poco…ma noi non badiamo a spese.

Subito primo giro degli spot, isolotto, il morto, cala cipolla e il pontile. Piatto.

Primo giorno quindi all’insegna delle paranoie, con un abbondante spesa presso il market da Sirio, pranzetto (non proprio gustosissimo) e di nuovo fuori nella speranza di vedere onde surfabili. Ma niente da fare, il primo giorno passa senza che le tavole abbiamo avuto il privilegio di essere bagnate nell’acqua cristallina di Chia.


Il giorno seguente la sveglia è alle sette, tutti fiduciosi che il mare ci avesse regalato delle buone onde, ed invece ci sbagliavamo, anche quella mattina mare troppo calmo. Cominciano quindi ad affiorare musi lunghi e poche speranze sui volti dei nostri surfisti, chi addossandosi la colpa di tutto ciò “ sono io che porto sfiga”, chi utilizzando la solita frase “ma chi me l’ha fatto fare”.


Ma il mare aveva in serbo per noi una bella sorpresa, prevista da alcuni di noi e confermata con l’arrivo di onde di circa un metro per le due e mezzo del pomeriggio. Un ultima imparaffinata alla tavola e via in mare, il sottoscritto pronto con cavalletto ed attrezzatura varia a cogliere i migliori momenti della session.

Tre ore circa molto intense, dove un Bianchi in forma fa valere la propria fisicità con un bello slash.


Giacomo Vannucci non si lascia sfuggire un’onda, e fra cut back, slashoni e rientry, impone all’onda sarda tutta l’esperienza maturata sull’onda prepotente del Garagolo e dintorni.


Il Puccio invece le prende tutte e con la sua nuova Wizard Sleeve by Slater, parte velocissimo e spara cut e rientry a mille all’ora, elastico come una molla.


nche il Canna in forma come sempre, si permette tubetti, floaterate e air rs con nonchalance, facendo sentire gli anni di esperienza surfati su onde oceaniche di tutti i tipi e misure.


Fine della session, cenetta veloce, un po’ di televisione e a letto presto, pronti per ripartire la mattina del giorno dopo, consapevoli che il mare ci avrebbe regalato emozioni che in Italia sono rare da provare.

Le nostre aspettative non sono state deluse.

E’ poco più dell’alba e ci permettiamo un giro veloce degli spot per valutarne le condizioni di mare.

Difficile descrivere a parole ciò che si para davanti a noi, per questo preferisco far parlare un immagine, che dovrebbe rendere l’idea delle condizioni e delle onde che si stavano srotolando davanti ai nostri occhi.


Gasati al massimo i ragazzi si preparano in fretta per assaporare e gustarsi una delle session che, strano a dirsi, l’Italia ti può a volte regalare. Apparte l’inconveniente diluvio improvviso che ha “pulito” a dovere la mia attrezzatura, torno in postazione con un sole e un caldo da equatore e delle onde da oceano aperto. Il vento da terra alzava degli spruzzi in senso contrario all’onda, che si apriva in modo perfetto, permettendo molto spesso il tubo, e sempre la manovra tiratissima.



Ce lo fa notare molto bene Giacomo che spara un gran bello slashone su un’onda da mille e una notte.


Per tutta la mattinata, fino alle una si mantengono queste buone condizioni, calate leggermente di potenza e intensità col passare del tempo, ma, direi comunque non male:



Così fra tubi, air, cut, floaterate, sole e vento da terra passa anche la mattinata più bella del viaggio, e purtroppo dobbiamo allontanarci dalla spiaggia per sistemare tutto e ripartire alla volta di olbia per il ritorno sulla nostra penisola.


Adesso lascio spazio alle altre immagini di questi giorni, che sanno sicuramente descrivere meglio di me ciò che il mare ci ha regalato.



































Arriviamo la mattina del giorno seguente a Livorno e ce la prendiamo con calma, fra colazione abbondante al bar, ritardi al lavoro e assenze a scuola (dello scrivente), si fanno le dieci circa del mattino, quando tutti sono stati portati alle proprie abitazioni dal Canna.

Arrivo a casa, accendo il pc, e la prima cosa che mi viene da scrivere sul mio facebook è “stavo meglio in Sardegna”.


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